IL FATTORE TEMPO (contenuto: Genova, Ponte Morandi, burocrazia)
Dopo meno di due anni da quel lugubre e terribile 14 agosto del 2018 in cui il crollo del ponte Morandi spezzò tante vite, divise una città in due, svuotò un quartiere privando delle case i suoi abitanti e gettò infamia sul nostro Paese, un arcobaleno disegnato dal destino ha incorniciato l’apertura del nuovo ponte S. Giorgio, andato a prendere il posto di quello sbriciolatosi allora.
Tanto è accaduto anche prima di essere giunti alla conclusione dell’indagine relativa a quel tragico fatto; ma questa è una riflessione che pongo fra parentesi, essendo anche impegnato come difensore in quel contesto.
Dunque, quest’opera mirabile ora inaugurata è stata ideata e posta in atto in ventiquattro mesi: ogni intoppo burocratico (ed erano, ovviamente, una moltitudine, di ogni tipo) è stato risolto snellamente, ogni problema tecnico (ed erano tanti, enormi e delicatissimi) è stato superato in maniera brillante.
Prova oggettiva che anche in Italia -non soltanto in altri Paesi che spesso noi stessi prendiamo ad esempio di capacità ed efficienza- quando si vuole fare qualcosa davvero la si fa, anche in fretta e bene.
Possibile che per raggiungere questo risultato -che dovrebbe essere espressione di quanto mediamente accade, magari in questo caso semplicemente avendo ottimizzato tutto per ragioni evidenti- si sia dovuto ricorrere a provvedimenti eccezionali ed alla deroga della normativa ordinaria che regola i lavori pubblici ?
Ha senso che per essere efficaci e dare risultati la prima condizione sia disapplicare ed affrancarsi dalle norme in vigore e se ne debbano coniare di apposite ?
Mi pare che sia davvero il caso di prendere spunto da quanto è accaduto a Genova non solo per rimeditare la catena dei sistemi di controllo e di manutenzione, ma anche per riflettere se quanto consideriamo straordinario debba essere davvero qualificato come tale o se non sia piuttosto il caso di cambiare le regole e le prassi, così che l’ordinario tenda ad uniformarsi a quanto ci pare eccezionale, così progressivamente andando a sostituire un sistema evidentemente sbagliato, ingessato e penalizzante.
Piuttosto che pensare di risolvere la stasi delle opere pubbliche intervenendo sul reato di abuso d’ufficio, tema sul quale si è già riflettuto, sarebbe allora il caso di alleggerire la normativa del settore che, dietro l’apparenza una iper-tecnologia raffinatissima, cela soltanto l’incapacità di cogliere la sintesi dei problemi, comprendendo quanto davvero serva e sia da osservare e quanto, invece, sia soltanto formalità, spesso anzi sviatrice.
La rinascita di Genova e la riconquistata dignità di un Paese valgano finalmente come esempio e come sprone perché cambi il nostro abito mentale e si guardi a quanto è essenziale e davvero consente di fare presto e bene quanto si comprende essere necessario, in sicurezza e nel rispetto di tutti e di tutto, ma senza attorcigliarsi attorno a se stessi, in un tetro ed indecente immobilismo, capace soltanto di rallentare il compimento di ogni utile intrapresa, alimentando parassiti, incapaci e corrotti.
Avv. Gabriele Bordoni
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